Non ci si aspetta verosimiglianza totale andando a vedere un film fantastico: tutt'altro! Si va per vedere elfi, astronavi che si muovono da una parte all'altra dell'universo alla faccia delle leggi della fisica, morti che risorgono. Ma l'elemento fantastico (sono arrivati gli alieni, siamo in un mondo fatato, esistono persone con superpoteri) dovrebbe fondersi con la realtà "vera" in un modo coerente, organico.
Poi si va a vedere "Inception", voto della critica 3,9 su 5 su trovacinema.it, e le cuciture tra l'elemento fantastico e il reale non solo si vedono, ma sono talmente grossolane da far vedere chiaramente gli espedienti degli sceneggiatori per tenere insieme un accrocchio mal pensato.
Premessa fantastica: è possibile condividere un sogno tra più persone e alcuni "specialisti" usano questa possibilità per rubare segreti industriali. Ok. Diamola per buona e prepariamoci a goderci un sapiente intreccio.
Altro particolare: il tempo del sogno è dilatato, per cui un'ora di sogno corrisponde a 20 ore nel mondo normale. Data la premessa, pare ragionevole e in un certo senso quadra con l'esperienza comune. Nel sogno non si è legati alle lentezze del mondo fisico, il cervello lavora in un'altra modalità e sono permessi salti da una fase dell'azione all'altra.
Elemento interessante: per aggirare le difese di un industriale particolarmente preparato, si può fargli sognare di stare sognando. E questo viene usato in tre livelli (sogno nel sogno nel sogno) nella fase finale del film.
E qui scattano le incongruenze: nel sogno nidificato, il tempo è a sua volta dilatato di altre 20 volte, e nel terzo livello di ulteriori 20 volte. Non ci siamo, signori. Dalla realtà al sogno va bene che il cervello abbia un ritmo diverso, ma perché dovrebbe essere la stessa cosa per il sogno nel sogno? Che ci sia differenza tra l'attività mentale di veglia e onirica è ragionevole, ma che la stessa ci sia tra sogno e sogno di altro livello? Serviva per abbondare in sequenze in slow motion, ma non se ne poteva proprio fare a meno?
Nel mondo reale, i protagonisti si trovano nella cabina top class di un aereo di linea. E lì l'erede del superindustriale dell'energia non dà segno di aver riconosciuto in nessun modo l'altro superindustriale dell'energia che vola con lui. Come se Bill Gates si ritrovasse con Steve Jobs nello stesso scompartimento di treno e non se ne accorgesse nemmeno. Ma dai!!!
E poi le varie soluzioni ormai cliché usate come elementi di raccordo: se si muore nel sogno sedato ci si rimane intrappolati, l'industriale con una telefonata riesce a cancellare ogni problema giudiziario del protagonista, la multinazionale che non perdona la missione fallita e manda sicari in giacca e suv. Uff...
Update: il sito collegehumor.com contiene uno spassoso finale esteso del film e una parodia in cui uno dei protagonisti esprime le sue legittime perplessità.
Pubblicato il 2010-10-03
2010-10-23 abell
Hanno voluto lasciare lo spettatore col dubbio? Un ulteriore cliché usato per dare un'apparente profondità a un film raffazzonato.
Buttarla in caciara e finire con "ma forse era tutto un sogno" può lasciare perplessi, ma non rendere la sceneggiatura convincente.
2010-10-23 JC
La sceneggiatura può non essere convincente, ma se la guardi con l'ottica di un sogno (pensa alla frase di Cobb "come ci sei arrivato qui") gli stacchi tra le scene tornano. Se fosse un film neorealista molte scene non potrebbero nemmeno esistere, ma non lo è. Poi sul fatto che un film debba per forza rappresentare la realtà lineare e coerente, beh, parliamone!
2010-10-26 abell
Lungi da me l'idea che il realismo sia il solo approccio corretto alla creazione di un film. Anzi, da appassionato di film di fantascienza, supereroi, horror, il mio gusto propende piuttosto per il contrario.
Ma per la sospensione del dubbio, per immergersi nella realtà architettata dal regista, la coerenza è necessaria, altrimenti si passa tutto il tempo a pensare "e questo da dove salta fuori?", "ma questo perché fa così quando avrebbe dovuto fare cosà?", "ma poco prima non aveva detto..." etc..
Certo, un bravo regista può (o potrebbe) fare un bel film solo con una sequenza di suggestioni visive scollegate tra loro, tenute insieme da un filo estetico e non logico, e potrei pure godermelo. Ma dubito che un aspirante block-buster con Di Caprio possa mirare a un effetto del genere. E considerando la complessità dell'intreccio e il tentativo di spiegare ogni cosa ("se muoio mi sveglio? No, perché la droga che abbiamo preso ci porterebbe in un limbo", "dobbiamo svegliarci all'unisono perché blah blah") i punti deboli dell'intreccio danno la fortissima impressione di essere semplicemente delle carenze.
L'esclamazione opportuna alla fine di Inception secondo me non è "Ah, era tutto un sogno", ma "Blah, era tutto una cazzata".
2010-10-23 JC
Ok le incongruenze, ma forse non hai capito un piccolo particolare, è tutto un sogno di Cobb!